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Non tutte le attrazionistoriche” di Denver si trovano nella zona di Larimer Square. Bisogna lasciare il centro e guidare per alcuni minuti per raggiungere la zona della vecchia stazione, dove si trova il Buckhorn Exchange, il più antico della città.

Lo scopre mia moglie leggendo la guida della città e ci presentiamo alle 19:30 senza preavviso: il maitre ci trova un tavolo ma ci “ammonisce” bonariamente a prenotare la  prossima volta. In effetti, pur non essendo il fine settimana e pur considerando che a quell’ora di solito la maggior parte degli americani ha già cenato, il locale è pieno.

Fondato nel 1893 e ancora ubicato nell’edificio originale di legno a due piani, proprio di fronte alla stazione, accoglie i visitatori con la sua atmosfera da vecchio saloon che tante volte abbiamo visto nei film di Hollywood. L’unica differenza è che qua la porta è spessa e pesante, adatta a proteggere dai rigori del lungo e freddo inverno che si abbatte da queste parti. Le luci sono soffuse, l’arredamento è in gran parte originale e le sedie cigolano, si cena fra animali impagliati di tutti i tipi, anche di grosse dimensioni, oltre che fra cimeli originali che testimoniano il passato di questa città di frontiera. Gli spazi, al piano terreno, sono quasi angusti, i tavoli ravvicinati: inutile prendere a riferimento i moderni ristoranti americani e le loro sale sconfinate con spazio a profusione e distanze chilometriche fra un tavolo e l’altro.

Al piano di sopra questa sensazione si allevia parzialmente visto che le sale sono illuminate con maggiore vigore e ospitano meno tavoli. Sempre al primo piano, di fronte al bancone del bar, fa bella mostra di sé la licenza di vendita di alcolici originale, la numero 1 dello stato del Colorado come ci viene pomposamente fatto notare dal personale della sala. Eì considerata giustamente quasi una reliquia, conservata in una cornice appesa al muro e illuminata in modo da esaltare i colori della filigrana e le scritte a mano.

Il menu è tipico del west, ma non è banale: vengono riproposti i piatti della tradizione basati su quelle poche che questa terra selvaggia e inospitale poteva offrire in abbondanza, e quindi facilmente reperibile. Non mi stupisco pertanto quando il cameriere mi offra come antipasto il serpente a sonagli fritto: dopotutto nelle Everglades mi hanno offerto la coda di alligatore! Io però sono tradizionalista e non me la sento di provare un qualcosa così diverso da quello cui sono normalmente abituato: ammetto la mia scarsa propensione ai cibi “alternativi”!! Purtroppo quella sera l’alce non è disponibile.

Ripiego su una grossa e succulenta bistecca con contorni misti, annaffiata da una birra locale: dopotutto la licenza per gli alcolici ce l’hanno bene in vista, e nonostante gli anni si legge ancora molto molto bene!!

L’atmosfera è rilassata e la serata scorre veramente bene. Il conto è commisurato alla dignità del locale. Ne valeva la pena!!