L’arcipelago delle Keys rappresenta un unicum negli Stati Uniti, per tanti motivi. Il primo, quello che salta immediatamente alla vista del turista, è il panorama: si tratta di isole tropicali, dove la vegetazione è rigogliosa e le acque che le circondano sono calde e cristalline. Il secondo, quello che solo il vero viaggiatore scopre, è il modo di vivere: calmo e rilassato, lontano anni luce dai ritmi frenetici della vita continentale. Per questo rappresentano un vero paradiso per gli americani.
Marco Scandali
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L’arcipelago della Florida Keys, composto da circa 1700 isole fra la grande Key Largo e una vera miriade di piccoli scogli, forma un ampio semicerchio verso sud ovest e rappresenta il naturale prolungamento della penisola della Florida all’interno del Golfo del Messico. Key West, una delle isole più occidentali dell’arcipelago, dista solo 90 miglia da Cuba.
L’invidiabile posizione fa sì che di fatto le stagioni siano solo 2: una da giugno a ottobre caratterizzata da caldo torrido e umidità insopportabile (oltretutto si tratta della stagione degli uragani), e una da novembre a maggio con temperature più sopportabili, sicuramente da preferire per un soggiorno magari evitando il pienone dello Spring Break.

Le isole si possono raggiungere in tanti modi: a parte essere meta di molte navi da crociera, si può volare al Florida Key Marathon Airport o al Key West International Airport, oppure volare su Miami e poi percorrere la US-1. La soluzione di gran lunga più suggestiva.
Cosa Vedere alle Florida Keys
Anzi, come vivere le Florida Keys!
Ho scritto vivere e non visitare apposta, perché viaggiare è sinonimo di movimento mentre Le Florida Keys sono un’esperienza da assaporare come fanno i loro fortunati abitanti: lentamente, molto lentamente.

Questo paradigma si applica fin dal viaggio per arrivare, quale che sia l’isola su cui avete deciso di passare la vostra vacanza dalla mondana Key West ai resort più esclusivi che si raggiungono solo in barca. Da Miami ci si dirige verso sud e una volta lasciata la terraferma ci si immette sul tratto finale della US-1 (che arriva fino nel Maine), 190 km da percorrere coi finestrini abbassati (o meglio ancora con una convertibile) per assaporare l’aria salmastra a pieni polmoni.
La US-1 è una delle strade panoramiche più affascinanti di tutto il continente americano: collega molte delle isole principali dell’arcipelago e offre vedute meravigliose fatte di sole splendente, acque trasparenti e isole che sorgono improvvise e inaspettate. Il tratto più spettacolare è il cosiddetto 7 Miles Bridge fra Knight’s Key e Little Duck Key, 11 Km attraverso l’oceano che quasi si tocca con le mani, come antichi navigatori verso l’ignoto. Percorrerla è un privilegio che da solo vale il viaggio fin dagli anni in cui si faceva in treno. I tratti di rotaia, oggi in disuso, sono ancora oggi ben visibili e costituiscono, in alcuni casi, anche una vera e propria attrazione da dove godere di uno splendido panorama. E’ il caso, ad esempio, della spiaggia di Bahia Honda, probabilmente la più celebre dell’intero arcipelago che, per la sua conformazione geologica, non è caratterizzato dalle spiagge chilometri che tanto hanno reso famosa la Florida nel mondo. Bahia Honda, comunque, non fa rimpiangere le strisce sabbiose di Miami: acque cristalline, sabbia finissima e fresca, e tante varietà di creature sottomarine e di uccelli perfettamente a loro agio fra le persone a ricordare come in quel luogo i veri ospiti siamo noi. Una vera e propria spiaggia caraibica, e prima di andarsene si sale sul vecchio ponte della ferrovia, lo sguardo si perde all’infinito e si sogna, in armonia con se stessi e con il mondo.

Chi ha tempo, comunque, può prendere il traghetto e raggiungere il Dry Tortuga National Park: un vero e proprio paradiso dello snorkeling e dei panorami infiniti che si godono dall’antico forte spagnolo, all’estremità occidentale dell’arcipelago. Una gita di un giorno che regala un’esperienza indimenticabile.
La zona forse più turistica delle Florida Keys è probabilmente Key West, l’isola più occidentale dell’arcipelago a parte la zona di Dry Tortuga. L’isola merita una visita già soltanto per i tramonti infuocati che regala ogni sera, celebri in tutta America: non è una so che il grande Ernest Hemingway avesse eletto la propria residenza su quest’angolo di paradiso, residenza che oggi è un museo aperto al pubblico.
Ma Key West offre molto altro, a partire ad esempio dalla sua prelibata cucina cubana che dopo anni di hamburger quasi ininterrotti ho gustato per 3 sere di fila a El Siboney, piccolo ristorante che ci proietta in un mondo diverso, fatto di atmosfere latine e musica languida, ma non lontano: è d’obbligo infatti la foto al ceppo che marca la minima distanza fra gli USA e Cuba, un sottile braccio di mare che separa due opposte concezioni del mondo.
Alle Florida Keys, però questa dicotomia assoluta non è evidente: troppa la commistione di sangue per non sfumare le differenze.
Dopo la cena si passeggia fra le piccole case di legno e si apprezza la personalità che ognuna di loro mette orgogliosamente in mostra sfoggiando forme, colori e soluzioni architettoniche che ne sottolineano l’unicità.
Si sfocia alla fine a Duval Street, l’arteria principale dell’isola, l’epicentro della vita mondana. Un vero e proprio camaleonte, repentino nel mutare carattere in pochi metri con angoli pittoreschi e tranquilli quadretti familiari che si accostano a improbabili Drag Queen che vi attirano nei locali più alternativi. Alla fine anche questa è America e dopotutto Duval Street è una delle strade più famose dell’intera nazione, l’ennesimo esempio di zona franca dove le rigide leggi americane fanno un passo indietro e lasciano un po’ di spazio alla trasgressione come avviene sulla Strip a Las Vegas o su Bourbon Street a New Orleans.
Ma è quasi un corpo estraneo nel contesto rilassato, tranquillo, mai eccessivo delle Florida Keys. Un posto dove riconciliarsi con il mondo.