statunitensi. Il motivo è da ricercarsi che new Orleans ha sempre mantenuto viva la tradizione d’origine, senza assuefarsi alla cultura dominante che si è sviluppata dopo la Rivoluzione Americana.
New Orleans è nata francese, è diventata spagnola è tornata a essere francese prima di essere ceduta da Napoleone Bonaparte a inizi ‘800. Nel frattempo ha subito tantissime influenze, prima fra tutte quella Creola di provenienza caraibica, ma è rimasta francese e quindi europea nell’animo più più profondo.
Non è un caso che uno dei locali tuttora più in voga, nonostante la veneranda età, sia il Cafè du Monde, proprio di fronte al French Quarter.
Bisogna armarsi di pazienza per riuscire a entrarci perché sopratutto la domenica mattina la colazione al Cafè du Monde è uno dei riti perenni di New Orleans, di quelli immutabili da decenni, ma a mio avviso ne vale veramente la pena per assaporare questo angolo di Francia nel bel mezzo del Nuovo Mondo.
Non è solo il menu a trasportare l’ospite in un viaggio nel tempo nella Francia di un tempo, ma anche l’atmosfera fatta di tanti piccoli dettagli che presi a uno a uno sembrano insignificanti, ma che tutti insieme riescono a comporre un puzzle ben definito.
Dimentichiamo la fredda ripetitività delle grandi catene americane, nelle quali tutto è estremamente funzionale ma spesso anche estremamente anonimo. Al Cafè du Monde ogni oggetto ha la sua personalità a cominciare dai tavolini, rotondi e minuscoli come nella cara vecchia Europa, e alle sedie a loro volta a dimensioni europee nelle quali molti americani sovrappeso trovano estrema difficoltà nel sedersi. E come non osservare che le tazze e i piattini sono di ceramica vera: qua non c’è spazio per i bicchierini di tetrapak che gli americani usano per bersi il caffè mentre camminano freneticamente al prossimo dei 1000 appuntamenti della loro giornata? Al Cafè du Monde si deve attendere e ci si deve sedere per gustare la colazione, come si fa da noi, e il vocio generale è ben diverso dai toni sommessi delle caffetterie americane così come la coda è caotica al punto giusto. I turisti americani la vedono quasi come una giostra, per me significa un ritorno alle origini.
Persino i portatovaglioli sono uguali a quelli dei nostri bar, una cosa che credo nemmeno l’Illy Caffè vicino a casa mia a Washington DC offra.
Tante cose che possono sembrare banali, ma vi assicuro che quando mancate dalla terra d’origine da tanto tempo fanno piacere.
Chi riesce ad accaparrarsi un tavolo deve dimenticare frittelle e sciroppo d’acero, uova strapazzate (scrambled eggs, come si chiamano qua) e bacon. Qua si sorseggia il Cafè au Lait, caffè alla francese con aggiunta di latte, senza l’aggiunta di altri ingredienti aggiuntivi se non lo zucchero, oppure il normale caffè francese.
E si mangiano le brioche alla francese, così colme di zucchero a velo che nelle giornate ventose si spande sui tavolini per la gioia dei tanti piccioni che ingaggiano furibonde lotte con i camerieri per vedere di accaparrarsi qualche briciola prima della pulizia del tavolo.
Io mi sono sentito a casa.