cosa vedere minuteman missile south dakota
“Deterring War, preserving peace” è la frase ad effetto che accoglie il visitatore sulla pagina web del National Park Service dedicata al Minuteman Missile National Historic Site, il sito di lancio per missili nucleari che è possibile visitare accompagnati dagli immancabili ranger. L’anticamera dell’inferno più profondo, che ci ricorda quanto ancora la nostra vita sia appesa a un esile filo.
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Minuteman Missile National Historic Site, informazioni utili
Il sito di lancio si trova nel South Dakota, circa 100 Km a est di Rapid City, definita la “città più patriottica d’America” per annoverare nelle sue vicinanze la Black Hills National Forest, la che ospita Mount Rushmore con i suoi famosi presidenti scolpiti nella montagna.
E’ sufficiente percorrere verso est l’ottima I-90, l’ennesima infinita arteria americano che collega Seattle a Chicago, e in un’ora circa si giunge al sito.
Il Minuteman Missile National Historic Site vanta anche una posizione invidiabile nei confronti di un’altra imperdibile attrazione del South Dakota, le Badlands, la zona ricca di mistero dove fanno capolino rocce antichissime che si stagliano inconfondibili, nelle loro tonalità tenui e regolari, sul panorama monotono e piatto dello stato. Sono infatti sufficienti pochi minuti di auto lungo la I-90, ancora verso est, per potersi immettere sulla South Dakota 240, la strada panoramica che rappresenta il miglior modo per ammirare la bellezza mistica delle Badlands.
Rapid City dispone di un proprio piccolo aeroporto, mentre l’aeroporto internazionale più vicino è quello di Denver nel Colorado (che dista comunque 650 Km dalla ridente cittadina).
Come accedere al Minuteman Missile National Historic Site
Esiste una procedura ben precisa per poter visitare i 2 siti aperti al pubblico, denominati Delta 01 (quello che ho visitato io) e Delta 09.
Innanzitutto è necessario recarsi presso il Visitor Center, che si raggiunge percorrendo la I-90 che va abbandonata all’uscita 131. L’unico modo di accedere ai tour guidati è presentarsi al mattino del giorno prescelto e prenotare la propria visita, della durata di circa 30 minuti: è consigliabile presentarsi molto presto al mattino per evitare di dover attendere tutto il giorno. L’accesso, infatti, è limitato a 6 persone per volta, la capienza massima del montacarichi che porta i visitatori nella centrale di lancio, posta 30 metri sottoterra. A titolo di esempio io mi sono prenotato alle 0805 e sono riuscito ad accedere alle 0900.
Dopodiché si riprende la I-90 e ci si avvicina a Raid City: Delta 01, infatti, si trova all’uscita 127. A questo punto siamo pronti per entrare.
Il sito Delta 01
Visto da fuori il sito potrebbe anche sembrare una fattoria all’osservatore disattento, non in grado di accorgersi delle antenne, della rete, del filo spinato, e del pozzo di lancio. Diciamo che il tentativo di camuffare la struttura non è perfettamente riuscito. Sulla rete, mentre attendiamo, osserviamo una mappa del South Dakota e degli stati limitrofi che evidenzia come buona parte del deterrente nucleare degli Stati Uniti sia stato ( e sia tuttora) schierato in questa zona d’America: la guida ci spiegherà poi che il motivo era quello di ridurre l’esposizione della popolazione alla probabile rappresaglia sovietica, che avrebbe sicuramente colpito i siti di lancio americani. ineccepibile, nella sua logica aberrante.

La visita è divisa in due parti. I primi 15 minuti son dedicati alla visita dell’alloggio degli equipaggi, composti da due persone. Una piccola costruzione ospita alcune camere e un ampio soggiorno utilizzato per il riposo del personale fra un turno e l’altro, oltre che come mensa. Tutto molto pulito, tutto molto spartano, tutto molto surreale: una piccola oasi dove vivevano persone in grado di uccidere milioni di simili semplicemente premendo un tasto. Gli animi sensibili non potranno non percepire un diffuso disagio: in fondo le Badlands sono a pochi chilometri, con la loro bellezza marziana che riconcilia con il mondo e con la vita, mentre questo è un luogo di morte. Morte e distruzione.
Poi è il momento di scendere nelle viscere della terra, utilizzando l’angusto montacarichi o in emergenza una ripidissima scaletta, per visitare la cabina di lancio del missile. Si attraversa una porta blindata del peso di varie tonnellate, decorata con murales agghiaccianti nel loro sarcastico inneggiare all’efficienza del sistema, e si penetra in un altro mondo, un mondo destinato a isolarsi dalla realtà per diventare lo strumento più terribile che il genere umano umano abbia mai potuto concepire.
La stanza di lancio, piccola e illuminata a giorno, è dominata da tutte le apparecchiature necessarie per comandare il missile. Erano necessarie due persone per svolgere tutte le operazioni, molte delle quali contemporanee e impossibili da compiere da una sola persona: una garanzia contro la perdita di controllo di uno dei due membri dell’equipaggio che, anche eliminando il compagno, non avrebbe mai potuto lanciare da solo. Pochissimi i confort: una piccola cuccetta angusta all’inverosimile dove dormire a turno durante il servizio, della durata di 24 ore, e un WC di metallo separato dal resto della stanza da una semplice tenda verde che lascia davvero poco spazio alla privacy. Erano previsti equipaggi misti, un maschio e una femmina insieme.
Osservo il tutto e mentre la spiegazione prosegue penso alle persone che hanno prestato il loro sevizio qua dentro: quanti drammi si sono svolti in questa minuscola stanza? Quante volte gli equipaggi si sono portati qua sotto i loro drammi esistenziali e si sono isolati dal resto del mondo per 24 ore, intrappolati come topi? Quante volte questi drammi li hanno resi nervosi e quindi più inclini a sbagliare? E sopratutto, quante volte abbiamo sfiorato il dramma e loro non avevano la giusta serenità d’animo per affrontarlo? E poi, chi erano mai questi uomini e queste donne che accettavano di diventare l’Angelo della Morte per 24 interminabili ore??
Quando risalgo in superficie sono turbato e per niente tranquillo perché un conto è sentirlo dire, un conto è toccare con mano quegli strumenti di distruzione e capire senza possibilità di errore che l’Armageddon esiste. Come tutti, solo la vista delle Badlands riesce poi a riconciliarmi con il mondo. Ma non con il genere umano.