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di Marco Scandali

La Monument Valley, più che un luogo da visitare, è un luogo da vivere intensamente alla ricerca della magia che esso trasmette. Chiunque può scegliere di ritagliarsi la propria esperienza su misura, tuttavia credo che il miglior modo di vederla sia stato quello che ho scelto io. Nessuna presunzione, solo una favorevole combinazione di letture approfondite e casualità.

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Voli

Attraverso la US-163

La US-163 è una delle tante strade panoramiche diffuse su tutte il territorio americano, ma ha una particolarità: a detta della maggioranza la sua trentina di km sono semplicemente il meglio che gli Stati Uniti possono offrire in termini di panorami. Si parte da Kayenta al primo pomeriggio e si percorre verso nord, lentamente e con i finestrini abbassati, perché i colori intensi di questa terra meravigliosa non meritano di essere visti solo attraverso il vetro di un’auto. L’azzurro del cielo che sono sicuro nessuno dimenticherà fanno da sfondo ai due colori dominanti, il rosso della terra e il giallo degli arbusti cotti al sole. Nel mezzo solo il lungo serpentone di cemento grigio della strada rovina l’armonia.

Va percorsa lentamente, la US-163, perché ogni metro offe una veduta diversa soprattutto quando dopo pochi chilometri si entra nella Monument Valley e la vista si allarga all’infinito, con le Buttes e le altre ardite costruzioni oggetto di erosione che vi osservano ora minacciose, ora benevole. Infine si giunge al posto di controllo della riserva, posto sulla destra, si paga l’ingresso (non è un National Park, i soldi vanno direttamente ai Navajo) e dopo poche centinaia di metri si parcheggia al centro visitatori.

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La vista delle Buttes

Di fronte all’ingresso del centro visitatori, sulla sinistra del complesso, sorge una terrazza da cui si gode una delle viste più strabilianti che la Terra possa offrirvi. Le 3 buttes più famose (Left Mitten, Right Mitten e Merrick Butte) sono lì davanti a voi, nel loro antico splendore, nella loro magnificenza, e credo che un attacco della sindrome di Stendhal non sia fuori luogo di fronte a questa visione onirica. E’ bene arrivarci di pomeriggio per evitare di avere il sole di fronte. Prendete il vostro tempo, osservate ogni dettaglio, e siate felici per ciò che state vedendo. Dopo un rapido giro al centro visitatori per gli acquisti di rito, è il momento di andare a vedere da vicino gli indiscussi padroni di questi luoghi sacri. Magari più tardi ritornerete per ammirare le Buttes che si accendono al tramonto, quando il sole le colpisce con gli ulti raggi morenti.

Le buttes da vicino

Esiste una strada fortemente dissestata che forma una nello attraverso le buttes. Formalmente è aperta a tutte le auto patto di non superare la velocità di 5 miglia orarie (circa 8 km l’ora) ma senza un fuoristrada adeguato è praticamente impossibile percorrerla senza causare danni permanenti a sospensioni e gomme (esperienza personale). Chi non dispone dell’auto giusta può rivolgersi alle guide Navajo autorizzate, i cui chioschi sono ubicati proprio di fronte al centro visitatori. Saranno loro a guidarvi sul percorso per mostrarvi le vedute più belle (fra cui il celebre John Ford’s point, la prospettiva preferita del grande regista) e a portarvi sotto le tantissime buttes che sorgono nella valle, per ammirare le imponenti pareti verticali e per sentirvi piccoli e insignificanti. Un’esperienza che non può mancare, sono 2-3 ore ben spese

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Mexican Hat

Una volta terminata la visita si prosegue verso nord sulla US-163, attraversando la valle nella sua interezza. Sono ancora tanti i punti in cui fermarsi e osservare le buttes, e ognuno regala un’emozione diversa. Senza dimenticare di raccogliere in una bottiglia un po’ della sacra terra rossa, che una volta a casa vi meraviglierà con i suoi riflessi cangianti sotto la luce. Bisogna fermarsi ad ammirare il Mexican Hat, una roccia a forma di capello messicano a larghe tese che stupisce per il miracolo della fisica che gli consente di mantenersi in precario equilibrio da millenni senza cadere. La forma è praticamente perfetta, una scultura che mano umana avrebbe difficoltà a replicare. Infine si giunge al piccolo paese di Mexican Hat, un minuscolo agglomerato di poche povere case e di un motel schiacciati fra le rocce proprio a ridosso del fiume San Juan. Una macchia nel nulla che di fatto pone termine al tratto più noto della US-163, ma chi intende proseguire trova altre sorprese, come i canyon scavati proprio dal San Juan a cui si accede percorrendo a piedi poche decine di metri dalla strada principale.

Non sono mai stato particolarmente attratto dalle bellezze naturali e mi sono sempre meravigliato di questa mia presunta mancanza di sensibilità quando ascoltavo i racconti estasiati dei miei amici che fantasticavano dei sentieri alpini o spiagge caraibiche. Adesso, però, ho scoperto che esiste il luogo ideale anche per me, ho trovato il mio Paradiso terrestre, ed è questo. L’unico cruccio rimane quello di non avere noleggiato un elicottero per ammirare la vista dall’alto, ma tanto io un giorno qua c tornerò per la terza volta.