di Marco Scandali
Le Outer Banks non sono un parco nazionale degli Stati Uniti ma, probabilmente, è questa la sezione migliore dove inserire informazioni a proposito.
Gli Stati Uniti hanno vanno migliaia di km di coste, principalmente spiagge lunghissime battute dalle acque fragorose degli oceani.
A mio avviso la palma delle spiagge più indimenticabili va assolutamente alle Outer Banks, una sottile striscia sabbiosa che si protende nell’Oceano Atlantico per oltre 300 chilometri quasi ininterrotta, iniziando a Moyock nel North Carolina per poi ricongiunsi al continente a Jacksonville in South Carolina (omonima di quella in Florida) e formando una gigantesca laguna, con una conformazione che mi ricorda vagamente quella della Laguna Veneta.
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Informazioni Utili
Le Outer Banks si raggiungono i da Washington in circa circa 5 ore percorrendo prima la I-95 fino a Richmond in Virginia e deviando poi verso sud est sulla I-64.
Per chi invece preferisce arrivare in aereo gli aeroporti commerciali più vicini sono Norfolk (2 ore di viaggio) e Williamsburg in Virginia (2,5 ore di viaggio), oppure Raleigh in North Carolina (3,5 ore di viaggio). In ogni caso la disponibilità di un’auto è essenziale per godere delle bellezze della zona.
Le Outer Banks sono splendide tutto l’anno: l’estate per godersi il mare e il sole nella speranza che nessun uragano transiti da quelle parti, ma anche d’inverno per godere di viste malinconiche e di una solitudine benefica per l’animo.
La disponibilità alberghiera è piuttosto limitata, se consideriamo l’estensione della zona, e nemmeno a buon mercato: meglio decisamente puntare su una delle tante case color pastello affacciate sull’arenile e svegliarsi al suono fragoroso delle onde.
Le spiagge non sono attrezzate, pertanto è necessario portarsi ombrelloni e quant’altro al seguito.
La penisola e l’adiacente isola di Roanoke sono costellate di tantissimi ristoranti dove mangiare pesce, ostriche e gamberetti cucinati in 1000 gustosi modi diversi.

Visitare le Outer Banks
Quello che rende le Outer Banks veramente speciali è la loro esclusività. Sembra incredibile ma l’afflusso turistico non è massiccio perché molte altre spiagge americane godono di una risonanza nazionale e internazionale ben maggiore e, indubbiamente, totalmente immeritata se confrontata alla sacralità di questo posto.
Invece Le spiagge delle Outer Banks sono, a mio avviso, le più belle d’America. Gli arenili sono lunghissimi, tanto che è impossibile vederne la fine, di sabbia finissima, e quando ci si immerge nelle acque non si può non pensare che di fronte a voi non si ergono più terre alcune fino all’Europa e all’Africa. Una sensazione di libertà cui non si può rimanere insensibili.
C’è spazio per tutti, su quegli arenili. Non è difficile trascorrere svariate ore in totale solitudine, anche senza addentrarsi nella zona più sud della penisola che di solito è meno frequentata, accompagnati solo dal rumore del mare e dai raggi generosi del sole, prima di vedere altre persone. Considerazione opposta invece per quanto riguarda gli animali, soprattutto per gli uccelli marini, che da sempre abitano questo lembo di terra. Gli appassionati di bird-watching non rimarranno delusi.

Ma le Outer Banks sono molto di più. Come dimenticare i tanti chilometri percorsi senza nessuno sulla strada, con lo sguardo rapito dai riflessi del sole, dai colori delle case e dal panorama mozzafiato del mare da entrambi i lati? La stessa sensazione di libertà che si prova nel grande West, con la sola differenza del panorama di contorno. Ancora più forti le sensazioni che la gita offre di notte, nel buio totale fra le acque, come se la macchina fosse una nave che solca mari ignoti, e all’alba, quando il sole fa capolino direttamente dall’Europa per illuminare la giornata del continente.
E non manca la storia, alle Outer Banks. Nella zona più a nord si trova Kitty Hawk, località sicuramente nota agli appassionati di aeronautica per essere stata teatro del primo volo dei fratelli Wright. E’ tutto conservato come parco nazionale, e non può mancare una visita al luogo dove nel senso letterale del termine è stato compiuto un fondamentale balzo in avanti nel progresso dell’umanità.
La storia delle Outer Banks

Anche gli appassionati si torna possono trovare qualcosa di loro gradimento alle Outer Banks. Questa striscia di sabbia ha mietuto nei secoli innumerevoli vittime fra i marinai di tutto il mondo, traditi dalle spiagge basse sulle onde che non riuscivano a vedere nel buoi delle notti, senza l’ausilio della luna o dei fari che invece adesso si trovano numerosi. Decine e decine di navi furono perse lungo una delle rotte più solcate della storia, a partire dal 1492, come evidenziato dalle tante mappe rieducative che si trovano sul luogo. Sapere che sono tristemente soprannominate “Il cimitero dell’Atlantico” ci fa pensare ai drammi dei marinai costretti a morire a uno a uno a migliaia di chilometri da casa, nell’affievolirsi delle speranze e nella solitudine più profonda. Le Outer Banks furono anche a lungo il rifugio preferito di uno dei più famosi pirati della storia, il terribile Barbanera (al secolo Edward Teach) che aveva il suo covo e morì a Ocracoke (nella zona più a sud della penisola).