l Petrified Forest National Park, nella zona più orientale dell’Arizona, rappresenta un unicum nel panorama dei magnifici parchi nazionali americani, essenzialmente per 2 motivi: il primo legato alla sua limitata estensione che ne rende possibile una visita abbastanza approfondita in una sola giornata, il secondo perché offre uno spettacolo naturale che trova riscontri in altre zone del mondo (anche in Italia) ma non altrove nel pur vastissimo panorama naturale degli Stati Uniti, famoso per la sua infinita varietà.
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Come arrivare al Petrified Forest National Park
Il parco si raggiunge esclusivamente in auto da Flagstaff Arizona (circa 200 km di distanza) o da Albuquerque New Mexico (circa 350 km di distanza), giusto per citare i 2 centri principali della zona, percorrendo la veloce I-40 che si lascia all’uscita 311 (unica possibile) per entrare dall’Ingresso nord. Holbrook in Arizona è il centro più vicino all’ingresso.
Altrimenti si può utilizzare l’ingresso sud se si utilizza la US 180.
L’aeroporto più vicino è quello di Flagstaff.
Qual è il periodo migliore per visitare il Petrified Forest National Park?
Grazie alla sua fortunata posizione il parco è visitabile tutto l’anno, al visitatore la scelta se preferire il violento spettacolo dei temporali estivi, l’esplosione di colori della primavera, il bruno e malinconico paesaggio dell’autunno o le leggere nevicate dell’inverno.
Il Parco è attraversato da nord a sud dall’unica Park Road, lunga circa 28 miglia, dalla quale si accede agevolmente a tutti i luoghi di interesse.

Visitare il Petrified Forest National Park
All’interno del Parco non esistono campeggi attrezzati, ma il pernottamento con la proprio tenda è ammesso previa emissione di un apposito permesso che consenta ai ranger di sapere che esistono dei visitatori accampati autonomamente. E’ possibile acquistare cibi e bevande, queste ultime assolutamente necessarie in abbondanza qualora si intenda percorrere i sentieri nel periodo più caldo dell’anno. Gli animali domestici sono ammessi quasi ovunque ad eccezione di alcune zone, mentre sono ammessi i cavalli. Esistono ovviamente svariati sentieri per chi vuole addentrarsi in questa splendida terra selvaggia.
Cosa vedere al Petrified Forest National Park
Premetto che noi lo abbiamo visitato impiegando circa 5 ore in una splendida giornata di inizio luglio, con un cielo cristallino che esaltava il giallo dell’erba bruciata e il rosso della terra argillosa che caratterizza tutto il Colorado Plateau.
Per chi come noi decide di entrare dall’ingresso nord il primo spettacolo cui si può assistere dai tanti punti panoramici disseminati lungo la Park Road è quello del Painted Desert. Si sale in posizione leggermente sopraelevata e si ammira un panorama sconfinato fatto di cielo azzurro e terreno di 1000 colori, un fenomeno reso possibile dai tanti minerali che permeano il terreno e che offrono splendide tonalità di giallo, di azzurro, di rosso, di grigio, un trionfo di colori che cambia a seconda dell’ora del giorno e che regala quindi nuove, splendide emozioni ogni volta che si ammira.
Si prosegue a questo punto verso sud e, una volta passati sotto la I-40 si giunge all’area archeologica del Puerco Pueblo, dove si ammirano i resti delle antiche costruzioni delle popolazioni locali, e soprattutto al Newspaper Rock, una zona ricca di antiche pitture rupestri che sono testimoni di un’antica cultura abituata alla vita durissima di questa zona d’America.
Proseguendo ancora verso sud si incontra poi la zona dei Tepees, piccole colline alte pochi metri a forma conica (appunto molto simile a quella dei Tepees, le celebri tende indiane) che meravigliano per i colori dovuti alla presenza di diversi minerali, disposti a volte a strati a volte in maniera più caotica. Uno spettacolo simile si ammira percorrendo a piedi i circa 2 km il Blue Mesa Trail.

Ma il vero clou del Parco si trova ancora più a sud, nelle tante zone dove si possono ammirare gli alberi pietrificati fra le quali cito il Rainbow Forest (con annesso museo), il Giant Logs o il Long Logs. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
In pratica l’intera zona era una volta coperta da foreste e caratterizzata da abbondanza d’acqua e di animali, ma a seguito dei mutamenti climatici divenne arida e molti degli alberi che andavano via via morendo divennero veri e propri fossili, pietrificati all’esterno e intatti all’interno. Una sorta di mummia naturale.
Passeggiare nei comodi sentieri e ammirarli è emozionante: questi esseri sono i testimoni silenziosi di milioni di anni di storia, splendidi un tempo nel verde delle loro fronde gigantesche e splendidi oggi con i loro colori violenti e cangianti. Bisogna guardarli con il dovuto rispetto, in religioso silenzio, mentre se ne carpisce l’intima bellezza e si ascoltano le storie che essi sanno raccontare agli animi più sensibili.
È l’ennesima sorpresa che regala il Colorado Plateau, la zona più fantasmagorica dell’intera America, la cui storia geologica tormentata ha lasciato una tale varietà di forme e colori da capire in modo violento il visitatore che non può che innamorarsi perdutamente, senza rimedio alcuno.
Io ne sono ancora innamorato.