Oggi pubblichiamo il racconto scritto da Giorgio e Valeria
Il 23 luglio io e Giorgio ci siamo sposati.
Detto così può sembrare banale. Quante coppie si sposano!!! Tante e tante altre si sposeranno dopo di noi. Ma noi, proprio noi, ci siamo sposanti dopi 27 anni di “fidanzamento”… sbattezzando amici e parenti..
Tutto è andato liscio, una giornata di sole, sorrisi sinceri da parte degli ospiti, tutto organizzato al meglio, senza pretese, ma essenziale… la ciliegina sulla torta arriva il 7 agosto 2011 quando alle 7 del mattino si vola in America, precisamente a Los Angeles…
L’America, il sogno di una vita, che prende forma quasi per caso, con la gioia di due bambini e la consapevolezza di due adulti …
Comincia il Viaggio
Ore 13,30 ora locale si atterra a Los Angeles il controllo in aeroporto è meticoloso, perfino le impronte digitali, ma è giusto così. Dopo varie difficoltà e peripezie, tutto è davvero grande, il traffico infernale, i segnali stradali depistano il nostro percorso (guardandoci da casa su internet sembrava più facile…. MA AUGURI…) per le strade tutto quello che in Italia si può fare in America è proibito, nulla assomiglia alle regole italiane e gli americani hanno capito l’antifona…. altrimenti sono guai seri.
Riusciamo ad imboccare la strada per San Bernardino dove alloggiamo al Travelodge. Già tutto sembra diverso, fare rifornimento, comprare un piccolo frigo di polistirolo dove mettere il ghiaccio che si trova in tutti gli hotels è divertente, trovare da dormire è cosa di tutti i giorni. Sembra tutto evanescente ma nulla è lasciato al caso. Si ha persino la sensazione che i gestori ti stiano aspettando. Gli americani sono socievoli, gioviali e disponibili, si accorgono sempre del tuo leggero smarrimento e sono pronti ad aiutarti e ti scopri più imbranato di prima… Anche questo fa parte della bellezza di questo viaggio. A letto prestissimo la stanchezza del viaggio comincia a farsi sentire, le palpebre calano ed è subito l’alba del giorno dopo.
Immediata la sensazione di benessere, aprire la porta della propria stanza e trovare parcheggiata la macchina presa a noleggio, quella macchina che ti farà compagnia e sarà testimone del tuo viaggio nella sua infinita bellezza, quella macchina che quando riconsegnerai ti farà tenerezza e quasi ti dispiace abbandonare.
Si parte direzione Palm Spings, la prima oasi nel deserto. Incredibile il cambiamento di paesaggio, dal deserto infuocato al verde dei campi da golf e alle palme di Palm Springs, cittadina graziosa, rilassante meta di artisti. Colazione abbondante anzi abbondantissima, uova, bacon e patate in quantità industriale e ettolitri di caffè .. Il timore che avevamo per l’ignota America devo dire che comincia a svanire.
Si trova da dormire facilmente, la catena Best Western è una delle migliori, stanze grandi, pulite e ben accessoriate.
Per il mangiare non c’è problema, ci si adatta alle migliaia di calorie che si annidano in ogni piatto e a parte qualche chilo in più tutto è commestibile. Imbocchiamo la Hwy 40 direzione Needles attraverso spazi infiniti, deserti infuocati, silenzio assoluto, ti senti al centro della terra, sembra di essere gli unici esseri viventi in quel momento, eppure dopo infinite miglia ti trovi nell’immensità del Grand Canyon National Park fra migliaia di persone che non sai da dove arrivano che strada hanno fatto, nel deserto eri solo e ti ritrovi fra milioni di persone di tutto il mondo… come descrivere questa meraviglia… le parole si sprecano, tutti nella vita hanno diritto almeno una volta di vedere questa meraviglia della natura, non riesci neanche a sbattere le palpebre per paura di perdere anche un solo attimo di questo gioiello. Il respiro si confonde con l’aria che avvolge l’immenso scenario così grande da rendere il fiume Colorado un piccolo ruscello.
Il Colorado l’artefice del Grand Canyon. Devo dire che è una delle cose più belle che io abbia mai visto. Si resta lì immobili, quasi in sospensioni, in ammirazione dell’infinito, è impressionante come nulla si riesca a pensare, resti completamente avvolto dall’infinito spettacolo in un caleidoscopio di colori di cui non conosci l’origine….. e ti chiedi se è davvero reale o se per caso è ancora una americanata, l’ennesima trovata degli americani. Ma è tutto vero e paurosamente magnifico.
Si riparte mal volentieri con la consapevolezza di non aver assaporato a sufficienza questo patrimonio naturale, la tentazione di tornare indietro non ti abbandona ma si deve proseguire. Il viaggio prosegue direzione Tuba City. E’ nostra intenzione fermarci in questa cittadina ma gli hotel sono pieni. Si prosegue per Kaienta, nulla di speciali, la bellezza sta solo nell’infinita strada lunga e dritta che sembra non finire mai.
Anche qui non si trovano stanze libere, bene si dorme in macchina nel parcheggio di un motel abbastanza illuminato. Giorgio si addormenta in due nano secondi, io ci metto un pò di più e finalmente si dorme.
Il risveglio alle 5 del mattino ha un suo fascino… lavarsi la faccia e farsi il bidet in piedi in un parcheggio con l’utilizzo di una tanica d’acqua devo dire che mi è piaciuto, ci si arrangia…. una caraffa di caffè e si riparte . La meta è la Monument Valley! Il colore rosso fuoco di questa terra ti avvolge catapultandoti in un vecchio film western con John Wayne a cavallo.
Ti sembra addirittura di vedere gli indiani in cima ai monti, rapimento totale, silenzio assoluto… ci si sente come sospesi in un’altra dimensione quasi protagonisti.
Restiamo in ammirazione di queste distese infinite con la loro storia passata e presente che resterà eterna… Si prosegue in direzione Moab, cittadina sfiziosa, tipica americana piena di motel. Alloggiamo al Red Stone Inn.
La meta del giorno dopo è Arches National Park, suggestivo e particolare; caratteristica principale sono i due famosi ed enormi archi, uno si affaccia sul grande ovest e l’altro sul grande est, anche qui in una immensità infinita di spazi.

Si riparte alla volta del Bryce Canyon National Park attraverso piccoli paesini, Green River, Richfield e Panguitte. Quest’ultimo il classico paese con saloon con fuori le staccionate dove attaccare i cavalli; le diligenze i mezzi di trasporto, cosa dire, non resta che sorridere ed appagare gli occhi con immagini che solo in tv si vedono e pensi sempre che siano posti inventati da registi … Le miglia proseguono e si arriva al Zion National Park, anche questo una potenza della Natura. Cime altissime piene di abeti si innalzano al cielo, l’occhio con conosce limiti.
Solito pernottamento in motel (travelodge) nella cittadina di Hurricane. All’alba proseguiamo per St. George direzione Laughlin, la Las Vegas dei poveri, lungo il Colorado. Anche qui i casinò sono tridimensionali, sfarzosi, ma nulla a che vedere con la Las Vegas vera. Restimo due notti tanto per gradire. Ripartenza attraverso le solite strade deserte, la mitica Route 66, fino a Kingman dove dormiamo in un motel della Best Western. Serata tranquilla, siamo un pò in fibrillazione domani si va a Las Vegas!
Ecco qui dovrei raccontarvi cosa abbiamo fatto a Las Vegas e cosa sia Las Vegas.
Ma non mi sento di continuare con la solita narrazione puntuale che ho seguito fino ad ora. Las Vegas è diversa, non può essere descritta in una semplice esposizione prosaica o narrativa. Per cui vi dico solo che: Il senso dell’”oltre” l’essere umano, “oltre” il pensiero naturale L’uomo accese il fuoco, creò la ruota, si impadronì dell’energia, trasmise informazioni, conquistò la luna e poi, fondò Las Vegas.

Nel mezzo del deserto sorge dispotica e impetuosa questa realtà. L’esempio dell’eccesso che per chilometri coinvolge ed esalta i sensi. Può piacere o no, ma qualsiasi sia il vostro paradigma di vita questo luogo è sublime. Nel senso che dona stupore a chiunque lo osservi, quello stupore che stuzzica i neurotrasmettitori e si insidia nella mente emozionandola e coinvolgendola. Nulla di etico vi è in questo luogo, ma tutto è sublimatico, tutto inaspettatamente “oltre” ogni più logica previsione. Vi aspettate le luci, ma sono geometrie luminose, compiono vertiginose piroette strappandovi sguardi estasiati e vuoti percettivi, vi aspettate strutture grandi e belle, ma sono concentrati di arte costruttiva senza uno stile preciso, nei quali la perfezione è quella di un Brunelleschi, i colori di un Michelangelo, l’invenzione di un Leonardo.
Sono esseri umani coloro che li hanno realizzati ed è questo che stupisce e che li accomuna agli immortali di ogni tempo. Vi aspettate fontane e mentre osservate la perfezione, zampilli si alzano al cielo accompagnati da luci bianche, musiche tambureggianti e coreografie danzanti stupefacenti ed in sincronia celeste. Vi aspettate dei casinò e vi ritrovate a girovagare sotto cieli artefatti, affreschi rinascimentali, colonne romane, statue egizie, tombini fumanti, canali navigabili e tutto intorno scintillanti e tintinnanti macchine infernali che catturano gli avventori e li incollano al loro destino di giocatori.
Vi aspettate prezzi da nababbi e vi ritrovate per qualche dollaro di fronte a buffet paradisiaci dove crostacei e lasagne vi illumineranno il palato e vi rinfrancheranno del tanto cammino.
Questa è Las Vegas, un posto unico al mondo, anzi l’unico posto al mondo dove l’uomo ha realizzato qualcosa di diverso, ha imposto la sua presenza, ha urlato al cielo di esserci anche lui, con la sua intelligenza o stupidità, con la sua arte o grettezza, con la sua inventiva o vaghezza. Da qualunque prospettiva la si guardi Las Vegas è stupore, meraviglia, buio e colore, ricchezza e povertà, realtà e inganno. Bisogna vederla per rendersi conto cos’è “l’uomo” e cosa può riuscire a fare, a superarsi continuamente, a toccare il cielo per poter naufragare in basso, a rendere diversa la sua esistenza piatta ma che neanche la morte potrà spegnere la sua luce. il 16 Agosto ci siamo sposati nella Graceland Wedding Chapel.
Uscire da Las Vegas non è semplice, e dopo una fermata della Plice, ce l’abbiamo fatta. Da Las Vegas arriviamo nella Death Valley; 51 gradi! Non si resiste, bolle l’acqua nella macchina. Bisogna fuggire da questo inferno al più presto, il rischio è notevole. Arriviamo a Lone Pine, cena in un ristorante tipico a letto presto ci aspetta il Parco delle Sequoia, chiamarle alberi è troppo diminutivo, le strade sono fiancheggiate da cactus, anche questi sono grandi, che dire.

Dopo il parco delle Sequoia si prosegue per il parco dello Yosemite National Park Immense distese di verde, cascate d’acqua, bello ma nulla di trascendentale. I giorni passano e arriviamo a San Francisco. Un freddo polare, dobbiamo comprare una giacca a vento. Fa sempre freddo anche se siamo in agosto. E’ una città bellissima. Il Golden Gate Bridge è maestoso quasi evanescente, immerso nella nebbia. Ad Alcatraz non si può andare, stanno facendo dei lavori…peccato. Solito giro con il Cable Car., cena al Fisherman’s Warf: granchi enormi con una si mangia oltre alla tipica zuppa di granchio, nella bowl di pane, slurp! Tre giorni a San Francisco sono volati ed ora è il momento di percorrere la mitica 101 (costa californiano) dove si affacciano le famose Santa Cruz, Santa Barbara, Santa Monica. Fa freddo.
Si ritorna nell’entroterra Barstow dove il caldo ti avvolge e a Laughlin (La Las Vegas dei poveri) per due giorni. Si riparte per Neddles attraverso la Route 66 nascosta nei deserti dell’Arizona. Tappa a Lake Havau… gita nel lago sul lato opposto c’è un Casinò. Una sponda del lago è in Arizona l’altra in California. Da Lake Havasu si arriva a Parker. Un immenso albergo nel deserto con casinò è pieno, si dorme in motel della solita Best Western. Ripartenza per PALM SPRING due giorni .
Ultima meta Los Angeles. Città fredda, sporca e pericolosa. La Walk of Fame (la strada dei famosi) non entusiasma. Gli Universal Studios un immenso parco giochi dove adulti e bambini si divertono a gogo.
E’ arrivato il giorno della partenza per rientro. Tanto ancora ci sarebbe da dire sui parchi Americani ma mi fermo qui.
Un bacio a tutti