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Credo che pochi di voi, quando pianificate un viaggio negli USA, decidiate di fermarvi a Mitchell nel South Dakota. Una piccola città anonima come non mai, pochi incroci di case basse e un senso di povertà opprimente assale il visitatore che raggiunge l’amena località, sperduta nelle valli del niente, dopo avere percorso miglia e miglia di strada che soffoca il viaggiatore con la sua interminabile monotonia fatta di rettilinei infiniti e di paesaggi che si ripetono uguali senza termine in un deja-vu che rasenta il diabolico.

Eppure Mitchell è una vera è propria celebrità, un faro di divertimento e di cultura in quella terra che Dio non ha dimenticato ma che gli uomini hanno abbandonato. Il motivo è assai semplice: Mitchell è sede del Corn Palace, il Palazzo del Mais….quale nome altisonante!

Il grande edificio, eretto a fine ‘800 e modificato più volte nel tempo, impressiona e sconcerta per la sua architettura che non brilla sicuramente per razionalità: motivi vagamente moreschi, più adatti a una moschea che un centro congressi di uno stato centrale degli USA, si inseriscono in una struttura quasi cubica che di per se non lascerebbe spazio a nessuna fantasia. Sulle pareti, poi, trionfano le tante allegorie poco velate di quello che rappresenta l’unica fonte di sostentamento di migliaia di famiglie della zona. Il mais, infatti, quasi totalmente transgenico, ricopre la stragrande maggioranza del territorio dello stato e i suoi raccolti si trasformano rapidamente in ricchezza per tutti, sia esso usato per produrre i mangimi animali che sfamano i milioni di bovini allevati negli USA, la base degli hamburger, oppure trasformato per integrare le benzine locali di cui economia e l’americano medio borghese hanno disperatamente bisogno per soddisfare le proprie rispettive esigenze, produzione e consumismo.

L’interno è ancora più sconcertante: una serie di sale con esposizioni permanenti sul mais, adatte a grandi e piccini, un mercato di manufatti locali, una serie di tavole che illustrano i benefici delle colture geneticamente modificate attraverso un dialogo fra la scettica e la favorevole che, ovviamente, prevale grazie ad argomentazioni inoppugnabili…..

Non manca un bar dove, ovviamente, lo snack è principale è rappresentato dal popcorn.

La struttura viene utilizzata per tanti scopi: centro congressi, concerti, mostre, fiere, e di fatto rappresenta l’epicentro della vita culturale della zona al punto da essere visitato da quasi mezzo milione di persone l’anno. Un dato eclatante, se si considera che il South Dakota è uno stato abitato da meno di un milione di persone e che anche gli stati limitrofi hanno densità abitative dello stesso ordine di grandezza.

Beh, io sono stato uno dei 500.000 una volta, e sono rimasto stupito dell’insieme che mi si è parato davanti. Da un lato riflettevo su come un semplice vegetale sia stato eletto a ruolo di semidio da una cultura, quella americana, che continua ad affascinarmi con le sue assordanti contraddizioni, dall’altro constatavo che in fondo la pochezza di spirito delle persone di questi luoghi non ha eguali.

Mail popcorn è buono….