Info super importante!

Prima di partire per gli USA (o qualunque altra destinazione) non dimenticare di portare con te una buona polizza viaggio.
Ti aiuto io a scegliere quella giusta (con sconti super!)


Le biblioteche sono un qualcosa di davvero permeato nella vita dell’americano medio. Sono tante, sono efficienti e sono soprattutto una sorta di oasi di tranquillità, dove non si va solo per leggere ma che risultano anche epicentro della vita delle comunità.

Luoghi informali che ispirano simpatia e candore.

Poi c’è la Library of Congress.

Enorme, imponente, inconfondibile nello skyline della capitale Washington DC con la sua cupola verde vicina al Capitol nella zona della capitale da sempre sede dei palazzi del potere. Impossibile non vederla, anche a grande distanza: basta trovarsi in un luogo rialzato. Il Thomas Jefferson Building lo conoscono tutti, a DC.

E ancora più impressione la incute nel visitatore che si avvicina o che si appresta a entrare nei suoi infiniti meandri. E’ austera, severa nel grigiore scuro della sua pietra, e stride palesemente con le stranezze architettoniche che si incontrano a migliaia negli USA: ma qua siamo a Washington DC, siamo nella capitale dello stato più potente del mondo (o che si crede tale), una città costruita per esaltare i fasti della nazione e che per farlo prende in prestito in modo pacchiano ma scenografico il meglio delle glorie europee. Una moderna commistione fra Roma e Atene.

Una volta attraversato il metal detector all’ingresso ecco che si accede a una serie di sale quasi anguste ma dall’atmosfera ovattata, che allibiscono colui che aspettava di trovarsi di fronte a chissà quali spazi immensi. Ma è solo questione di pochi secondi: basta percorrere pochi corridoi soffermandosi in religioso silenzio, come d’obbligo, di fronte a una delle poche copie rimaste al mondo della Bibbia di Gutenberg, per poi entrare nella zona monumentale dell’edificio.

L’apoteosi si raggiunge salendo al piano superiore per ammirare dall’alto la Main Reading Room, celebrata in tutta America come uno degli ambienti più perfetti del continente per lusso, raffinatezza, proporzioni.

Io, da buon italiano dal palato fino per tutto quello che è arte, l’ho trovata stucchevole nella sua retorica che si respira a pieni polmoni e che si manifesta sotto forma dell’affresco sotto la volta e delle tante statue che dovrebbero ispirare un sentimento di profondo rispetto per la cultura e di devozione quasi mistica per coloro che hanno contribuito ad aumentare la ricchezza spirituale del genere umano. Elevare il commercio al rango della filosofia mi sembra sinceramente un po’ troppo. Certo, l’effetto scenografico è sicuramente maestoso ma ad occhi attenti non potranno sfuggire la grossolanità di tanti particolari. Non ci si improvvisa artisti globali in pochi decenni.

Ma siamo in America, dopotutto, una nazione che soffre di una sorta di complesso di inferiorità nei confronti della vecchia Europa che tollera a malapena come decadente e inutile ma a cui si trova indissolubilmente legata per via delle origini comuni. Poteva mai succedere che niente di americano venisse celebrato nel tempio della cultura? Ovviamente no, e allora qualcosa ci si è dovuti inventare.

Vale la pena andarci? Sicuramente si, una considerazione cha vale per ogni edificio storico di quella città non americana che è Washington DC.